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Bernard Lortat-Jacob, la passione dell’ascolto

    Un ricordo personale dell’etnomusicologo francese recentemente scomparso.

    Incontrai di persona Bernard Lortat-Jacob nel 1994, in un convegno che i membri del Tenore Remunnu ‘e Locu avevano organizzato a Bitti. Avevo preso contatto con lui telefonicamente alcuni mesi prima per proporgli la traduzione in italiano del suo libro Chroniques sardes (it.: Voci di Sardegna, EDT 1999): leggendolo ero rimasto colpito dal fatto che uno dei maggiori esperti di musiche tradizionali della Sardegna fosse francese e che questo suo lavoro, di facile lettura ma pieno di aneddoti succosi e personaggi indimenticabili, non fosse disponibile in Italia.

    Bernard si mostrò sin dal primo momento per come era: affabile, disponibile, sempre curioso di conoscere l’altro e le sue motivazioni. Nonostante la differenza d’età e di ruolo – io ero un traduttore trentenne che scriveva su una rivista di musica indipendente, lui un antropologo cinquantenne di fama mondiale, direttore della ricerca al Centre National de la Recherche Scientifique e responsabile del Laboratorio di etnomusicologia allo storico Musée de l’Homme di Parigi – ci demmo subito del tu e ebbi il suo benestare per cercare un editore che pubblicasse la traduzione. Fu l’inizio di un’amicizia che tutt’ora perdura, cementata dal nostro appuntamento annuale in Sardegna con la sua famiglia.

    Le sue ricerche lo avevano portato in diverse aree del Mediterraneo, ma è la Sardegna che aveva scelto come terra di elezione, quella in cui tornava ogni anno, in cui aveva comprato casa, quella che usciva sempre nei suoi discorsi. Bernard aveva iniziato a frequentare l’isola per motivi di studio alla fine degli anni ‘70, dopo il difficile terreno dei monti dell’Atlante, in Marocco, e vi si era subito trovato bene.

    In oltre quarant’anni si è interessato alla musica delle launeddas, alla musica da ballo per organetto, al canto a chitarra, ma si è dedicato in particolare allo studio delle polifonie: il canto a tenore dunque, del quale ha indagato l’interessante caratteristica fisiologica dell’emissione vocale del bassu, ma sopratutto il canto confraternale, scrivendo un volume fondamentale sui canti della Settimana Santa di Castelsardo, Canti di Passione (LIM, 1996). La ricerca nel paese dell’Anglona lo ha portato a sviluppare un legame molto forte con i membri della Confraternita di Santa Croce, i quali lo hanno accolto come confratello. Nel 2023 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Castelsardo, dopo aver ricevuto anni prima quella di Irgoli, in Baronia.

    La Sardegna è inoltre la protagonista di numerosissimi articoli da lui pubblicati su riviste specializzate internazionali, in gran parte confluiti nel recente volume Petits pays, grandes musiques, ancora inedito in Italia. Un’interessante panoramica sulle sue ricerche e riflessioni è disponibile, in francese, sul suo sito https://www.lortajablog.fr/.

    La nostra frequentazione più che trentennale mi ha permesso non solo di incontrare tramite lui cantori e musicisti straordinari ma di vedere all’opera la mente di uno dei più brillanti etnomusicologi europei mentre si interrogava su quanto osservato, coniugando sapientemente il distacco dal soggetto, necessario per una rigorosa analisi scientifica, alla calorosa vicinanza umana che caratterizzava la sua indole.

    Da lui ho imparato l’importanza del dettaglio, spesso inosservato ma rivelatore di significati non verbalizzati, la cautela nell’interpretazione dei fenomeni, evitando facili storicismi e ricostruzioni stereotipate. Però l’insegnamento più importante è stato che interessarsi di musiche tradizionali non significa soltanto analizzare esecuzioni, capire ritmi, melodie e armonie, ma entrare in contatto con persone, le loro emozioni, i loro legami, con il loro vissuto e quello della loro comunità, ai quali avvicinarsi con rispetto, semplicità e ben presto affetto.

    A ben vedere, l’intera opera di Bernard Lortat-Jacob è stata una ricerca sull’umanità, un incontro con ogni singolo essere umano attraverso canti e musiche. Antropologia nel suo senso più autentico di anthropos logos, “discorso sull’uomo”. Con la sua scomparsa perdiamo tutti un valente studioso e un amico sincero.